giovedì 24 ottobre 2013

NEL CAPPELLO DEL MAGO 4

Carissimo Mago stiamo indagando....
qualche idea ce l'abbiamo, ma per ora non ti riveliamo nulla...attendi

Noi di seconda

NEL CAPPELLO DEL MAGO

Seconda lettera del Mago...

Carissimi bambini di seconda,
         ho ricevuto la vostra lettera e sono rimasto molto stupito dalla ricetta dell’incantesimo dell’Arcobaleno.
Ebbene sì! Ha funzionato!
La nuvolona nera si è spostata molto molto più a Nord ed ora si vede in lontananza piccola piccola.
Sul cielo di Pomerania c’è un bellissimo arcobaleno.
Il Sindaco era veramente felice e mi ha regalato una cassetta di mele di tutti i colori, gialle, verdi, rosse, marroncine, rosa…, per ringraziarmi.
Così sono partito per ritornare nella mia città, Fantasilandia.
Da lì la nuvola sembra più vicina, ma per ora se ne sta ferma ferma.
Ho disfatto le valigie e messo le mele in cantina perché si conservino.
Dopo qualche giorno mi era venuta voglia di farmi una bella crostata di mele e così sono sceso in cantina: STUPORE!
La cassetta delle mele era raddoppiata!!!!
Chi avrà aggiunto le mele?
E quando?
E soprattutto perché?
Tutte domande alle quali non riuscivo a rispondere, perché la cantina è chiusa con una chiave che tengo sempre attaccata alla mia cintura.
Guardandomi un po’ in giro ho trovato un po’ di polvere bianca, simile al borotalco. Era vicino alla cassetta, proseguiva sul pavimento e poi finiva su una delle pareti.
La parete è fatta di grossi mattoni e non ci sono aperture.
Mah! Che mistero!
Visto che non ci capivo nulla, ho preso alcune mele e sono salito in cucina a farmi la crostata.
Dopo un paio di giorni sono ritornato in cantina e… le mele nella cassetta erano di nuovo aumentate. Ma chi sarà stato?
Ho ispezionato di nuovo la cantina e ho trovato: un sacchetto con alcuni semi di mela, una pentola e, tracciata con la polvere bianca sul pavimento, la scritta: Appleseed.
Ma che vorrà dire? Che lingua è mai questa? Da noi si parla il pomeranese, il maghese, lo streghese…. Non sarà mica un sortilegio? Mah!
Seduto con la mia bella fetta di torta di mele davanti ho pensato di scrivervi e chiedervi di aiutarmi a scoprire chi sia il misterioso visitatore e “portatore” di mele.
Grazie, aspetto la vostra risposta e intanto faccio: mele fritte, mele cotte, torte di mele, strudel di mele, arrosto con le mele….credo che tra un po’ metterò su qualche chiletto.
Ciao bambini,


Il Grande Mago

NEL CAPPELLO DEL MAGO

Risposta...

Carissimo Grande Mago,
abbiamo ricevuto la tua lettera.
Abbiamo deciso di aiutarti.
Ti inviamo la ricetta dell'Incantesimo dell'Arcobaleno. Eccola qui:
INGREDIENTI:
  • un'onda di mare
  • una goccia di lava
  • una piuma di cigno
  • un raggio di sole
  • una pelle di lucertola
  • un pizzico di lavanda
  • una nuvola intera
PROCEDIMENTO
Mescolare tutti gli ingredienti nel calderone recitando la formula magica:
ABRACADABRA
CHE L'ARCOBALENO
VENGA FUORI IN UN BALENO
Ti auguriamo buona fortuna
                                                               Noi di seconda

NEL CAPPELLO DEL MAGO

Cosa succede in classe seconda? Da un grande cappello nero escono messaggi invitanti....

Carissimi bambini di  seconda di Campagna,
siete finalmente ritornati a scuola!
Noi di Pomerania vi stavamo aspettando e siamo molto felici di rivedervi.
L’estate è passata, ha fatto molto caldo, e le nostre mele sono diventate rosse rosse.
Nel paese le giornate sono passate abbastanza tranquille, gli orchi ci hanno dato una mano a raccogliere le mele e alla fine abbiamo fatto una grande festa con tante crostate.
Qualche novità c’è anche da noi!
Da qualche settimana è venuto a trovarci un grande e saggio MAGO.
Lui viene dal paese di Fantasilandia.
Si è preso una vacanza e ha scelto Pomerania perché qui l’ambiente è molto bello e sereno: ci sono tanti prati e alberi di mele, i giardini sono curati e ci sono i fiori nelle finestre delle case. Le strade sono poche e c’è molto silenzio, soprattutto vicino al lago.
Sulle sue sponde azzurre si può passeggiare, leggere un libro, nuotare, andare a raccogliere funghi, mirtilli e fragoline nel bosco di abeti.
Il Mago era un po’ stanco e stressato, aveva passato un anno movimentato. Nel paese di Fantasilandia, infatti, c’erano stati un sacco di problemi: incantesimi che non riuscivano, fatine che non trovavano più le bacchette magiche, principi trasformati in rospi e poi di nuovo in principi e ancora dopo in rospi…insomma non si sapeva più se erano sposati con una principessa o con una rana. E poi c’era la minaccia nera: una nuvolona grossa, rombante e oscura che arrivava da Nord.
Gli abitanti di Fantasilandia sono riusciti a tenerla lontano, ma si vede ancora in lontananza e il grande Mago pensa che dovrà di nuovo intervenire per impedirle di oscurare il paese di Fantasilandia.
Forse avrà bisogno di aiuto…voi siete disposti a dargli una mano?
Il paese di Fantasilandia si trova al centro del mondo magico. A Nord c’è il paese della Strega dei ghiacci. A Est c’è Pomerania…e il resto lo scoprirete un po’ alla volta, il nostro mondo è grande e cresce continuamente.
Bene, adesso vi salutiamo e vi invitiamo ad aprire il pacco che il Grande Mago ha preparato per voi.

Buon lavoro e buon anno di scuola


gli abitanti di Pomerania

giovedì 5 gennaio 2012

Per un made in Italy dell'Istruzione

Interessante e da leggere questo articolo della collega Claudia Fanti pubblicato su Educazione&Scuola:

Per un made in Italy dell’istruzione
Mentre il governo in carica si affanna per riportarci almeno a galla, noi della scuola non sappiamo quale sia il nostro destino e quello delle nostre fatiche per reggere l’impatto del tempo tiranno in cui viviamo.
Eppure a qualcuno di noi piace ancora pensare a un futuro auspicabile nel quale sarà possibile insegnare e apprendere nel rispetto di ogni singolarità, umanità. Un rispetto che tenga conto dei volti delle persone che ci guarderanno dai banchi, nei corridoi spogli, nelle aule, nei laboratori. Ecco, mi piacerebbe che quando si scrive o ragiona di scuola, lo si facesse senza definire per categorie la cosiddetta utenza: i giovani, le famiglie, i disabili, gli stranieri…mi piacerebbe che si decidesse di “vedere” le persone e le loro infinite modalità di approccio all’esistente, al sapere, al quotidiano vivere.
La scuola dovrebbe essere tenuta al riparo da ciò che si definisce con il termine “pubblico” e da ciò che le manovre finanziarie ritengono di dover fare per ridimensionare, tagliare, diminuire anziché aumentare. E non importa che altre nazioni sappiano risparmiare, perché è proprio questa l’ora in cui non si dovrebbe risparmiare sull’istruzione, ma pensare alla sua dimensione espansiva. Le persone sono chiamate a fare sacrifici. Eppure perfino per reggere i sacrifici ci vuole una solida base culturale costruita con sapienza ed equilibrio.
E questo saper reggere non si impara dall’oggi al domani. Si apprende strada facendo con l’attitudine al lavoro di squadra, alla riflessione, con l’amore per il bello che si oppone al bello imposto dai consumi.
Perfino per incassare senza reagire con violenza a una manovra finanziaria durissima ci vuole una scuola che alleni in modo colto e arguto all’argomentazione, all’ironia, alla critica, al pensiero divergente.
Questa scuola non c’è da nessuna parte, né in Germania, né in America, né In Francia… e…neppure in Italia.
Ma in Italia ci potrebbe essere eccome: si pensi ai secoli di cultura, arte, bellezze, creatività che abbiamo alle spalle. Abbiamo mai veramente tenuto in seria considerazione ciò che siamo stati, le nostre origini? Ogni governo che si è succeduto, ogni ministro della pubblica istruzione non  ha incentrato il proprio lavoro sul patrimonio e sulla storia specificamente italiana. Nessuno. Ci si è limitati  a costruire programmi, Indicazioni, a trovare obiettivi e finalità per formare un cittadino al passo coi tempi contestuali guardando sempre a modelli esterofili.
Eppure non è così che si crea qualcosa che vada a sostenere la peculiarità italiana e la sua esigenza di far emergere la propria diversità in Europa.
Dovremmo pensare a una scuola media e superiore che in continuità con gli ordini che le precedono puntino in particolare (in forma strutturale e non come un qualche progetto sperimentale avulso dal lavoro ordinario e quotidiano) a valorizzare il patrimonio e a usare le materie in modo assolutamente finalizzato a sviluppare reti di esse: fra matematica e arte, fra lingua e matematica, fra storia e arte, fra geografia (andrebbe potenziata) e turismo, fra turismo e arte, fra lingua straniera e letterature, fra educazione tecnica e arte, fra geometria e architetture, fra lingua italiana e latina, fra latino e filosofia, fra filosofia, arte,  ambiente, scienze naturali e natura in senso lato.
Dovremmo pensare a qualcosa di spiazzante che includa il valore che diamo quasi soltanto noi in Europa alla persona, qualsiasi siano le sue potenzialità, per mostrare all’Europa che c’è un’Italia che collabora con i propri specifici apporti, ma non subisce le peculiarità altrui. Un’Italia competitiva sul piano della cultura è quello che un governo dovrebbe costruire utilizzando ogni precario, ogni educatore, ogni docente anziano disponibile, ogni professionalità a disposizione, ma anche liberando, in modo assolutamente gratuito, l’accesso per le scuole ai musei, ai monumenti, a qualsiasi opportunità offra l’ambiente intorno. Proprio nel momento in cui la crisi si fa più pesante, si dovrebbe spendere per mostrare ai propri cittadini che non si viene meno alla tutela della cultura dei figli di tutti. Proprio in questo momento,  più grande dovrebbe essere lo sforzo affinché le scuole di ogni ordine e grado non venissero ridimensionate, bensì incentivate, anche economicamente,  per inventare nuove strade, nuovi percorsi culturali e metodologici al fine di reagire al degrado e alla disperazione dei suicidi (mi riferisco agli ultimi tragici avvenimenti umani di cui siamo stati impotenti spettatori).
Insegnare a diventare maestri di se stessi ad ogni persona con la quale ogni insegnante viene a contatto dovrebbe essere lo scopo di qualunque ricerca pedagogica, ma anche di scelte ministeriali, affinché  ciascuna persona possa trovare dentro di sé la forza e le energie per dare qualcosa di prezioso alla società tutta. Ecco, insegnare a diventare maestra/o di se sessi è la sfida più grande e utile per ognuno e per la collettività.
Per realizzare questo, è chiaro che  ogni ordine di scuola deve fare la propria parte abbandonando proprio gli idoli contemporanei della meritocrazia, andando verso una dinamica di classe e di istituto che apra la propria visone e con ampio respiro dia l’accesso alle proposte culturali che emergono sia dagli stessi alunni, sia dal mondo esterno dei media, dei quotidiani, dei musei, di Internet, ecc… Occorre che compiti in classe, interrogazioni e voti siano la parte minore dell’insegnamento, che venga ridimensionato il loro ruolo a favore della pedagogia conversazionale, della pedagogia della ricerca sul campo, della ricerca-azione, della scoperta in luogo della trasmissione, dell’accesso ai libri e alle biblioteche, in luogo del libro di testo che pure può servire come base da cui partire. Occorre che alunni e alunne possano usufruire durante la giornata extrascolastica di laboratori di lingua straniera, teatrale, scientifica, artistica (nel senso più ampio: musica, danza, scultura, artigianato…)…come e quando lo desiderano. Occorre che la scuola venga data alle mani dei giovani nella gestione di laboratori e idee da sperimentare e da proporre. Occorre che si capovolga il sistema: che ogni alunno/a senta la responsabilità del proprio apprendimento, che si renda conto che le potenzialità, lo stile, le modalità dell’apprendere e della costruzione del proprio futuro  sono nelle sue mani. Occorre che gli insegnanti prendano atto di essere sapienti mediatori, accompagnatori, esploratori della realtà mutevole insieme con gli alunni e le alunne. La lezione frontale, che pure è utilissima per coordinare e informare, va superata, così come la rigida scansione alle medie e alle superiori di orari,  materie ognuna a se stante, ognuna con il suo rituale di spiegazioni e verifiche, di compiti a casa il più delle volte non eseguiti o mal eseguiti. Occorre risolvere la questione annosa del tempo tiranno in favore di una didattica che punti sull’approfondimento e non sulla fretta e sulla quantità. In particolare bisogna evitare la canalizzazione precoce verso un mercato che restringerebbe le possibilità del singolo di autoconoscere le proprie tendenze e potenzialità nei vari campi del sapere e del saper fare.
Le generazioni a confronto non si devono fronteggiare, bensì incontrare sul piano delle diverse competenze, anche se con responsabilità distinte.
Occorre oggi più di prima che il Ministro si accorga che il problema della dispersione non si affronta richiamando all’uso della tecnologia che pure è utilissima, bensì con l’incentivare le attività che vedono insegnanti e alunni lavorare senza i lacci e i laccioli delle continue verifiche e dei punteggi. Occorre che si renda conto che le personalità degli alunni all’uscita dalla scuola elementare entrano in conflitto con un modo di concepire la scuola da parte degli adulti che è in contrasto con il loro desiderio di autonomia, di espressione, di creatività, di porre domande e ottenere risposte alla cui formulazione essi possano partecipare. Lo studio oggi è dinamico, fluido, in movimento. Oggi, la scuola può introdurre a qualsiasi mondo del sapere, in maniera più immediata con l’utilizzo sapiente di Internet. Poi può chiamare al rigore nell’apprendimento accompagnando i ragazzi e le ragazze a un lavoro di studio sulle tematiche scaturite in molteplici modi che coinvolgano essi stessi alla cooperazione e alla solidarietà fra i diversi stili di apprendimento e le differenti aspirazioni sia nella produzione di riflessioni personali, sia nella produzione di materiali, sia nell’organizzare forum, conferenze, scambi di vedute, aperture verso il mondo esterno con esperti in ogni campo. Si pensi ad esempio a un interscambio tra gli studi dei ricercatori dei dipartimenti di facoltà con quelli di giovani studenti delle superiori motivati ad arricchire le proprie conoscenze in ogni ambito.
Ma non basterebbe fornire di un tablet ogni banco! Assolutamente non basterebbe, se l’operazione non fosse accompagnata da un incentivare l’allontanamento dalla concezione che vede la scuola ingessata in rigidi sistemi di valutazione, i quali per loro natura impongono giudizi e voti a breve termine. Volere una scuola italiana, in stile storicamente italiano invece vuol dire renderla simile alle botteghe artigiane nelle quali l’apprendista si misura con la materia e con l’esperienza dei vecchi maestri per poi rielaborare, ricreare, arricchire di valore aggiunto con il lavoro gomito a gomito con il maestro e con i maestri di altre botteghe in una catena di magisteri che costantemente si rinnovano.
Occorre non temere di spendere affinché le classi siano gruppi numericamente ridotti, non di livello, bensì classi comunità nelle quali gli inclusi possano essere di stimolo gli uni agli altri nel rispetto delle diverse abilità, capacità e ruoli che i gruppi stessi si danno.
01 gennaio 2012
Claudia Fanti

mercoledì 30 marzo 2011

FAVOLE FAVOLE

Berlusconi dichiara che fino a ieri sera non aveva chiara la situazione per risolvere i problemi di Lampedusa. SOLO IERI SERA gli si è chiarito cosa fare. E' così che si butta su internet e compera una casa a Lampedusa.
Ammesso che abbia sprecato del tempo per pensare alla soluzione, ammesso che ci sia voluto del tempo per l'idea mi faccio casa a Lampedusa, ammesso che ci voglia un attimo di tempo per buttarsi in internet trovare una agenzia di vendita visionare le proposte delle agenzie decidere quale poteva essere la residenza  inviare l'ordine e muovere tutto ciò che serve per prenotare l'acquisto della casa a questo punto viene notte fonda... ma sul sito del Giornale si trova questo:

I vicini: "Che emozione" Rosina Licciardi, proprietaria di una villetta a Cala Francese a Lampedusa, che si trova a pochi metri dalla villa acquistata dal premier: "Ma che emozione sapere di avere come nuovo vicino di casa niente di meno che il presidente del Consiglio Berlusconi. Non ce lo aspettavamo. Non ne sapevo nulla - ha detto ancora la donna - mi sono accorta solo la scorsa notte (LA SCORSA NOTTE ???????) che c’era qualcosa di strano perché ho sentito dei rumori provenire dalla villa accanto. Ho svegliato mio marito Giacomo dicendogli che c’erano degli estranei nella villa. Ho pensato che fossero i tunisini. Mio marito si è alzato ed è andato a vedere.(E' ANDATO A VEDERE!!!!!!!!) A quel punto ci siamo accorti che erano il giardiniere e sua moglie che stavano pulendo la villetta".
MA SCUSATE CHI HA AVVISATO I GIARDINIERI DI PULIRE NOTTE TEMPO IL GIARDINO??????
CHI RACCONTA LE FAVOLE...BERLU CHE COMPRA CASE DI NOTTE  LA SIGNORA ROSINA CHE SENTE E VEDE GIARDINIERI NOTTURNI CHE PULISCONO GIARDINI O TUTTO E' COSI' BEN ORGANIZZATO PER INCUCCARE GLI ITALIANI CHE INNEGGIANO E APPLAUDONO
svegliarsi forse